Sono previsti maggiori controlli sugli appartamenti Airbnb per quel che concerne il fisco: a breve, infatti, dovranno passare ad un codice identificativo per gli annunci. Ciò significa che non adeguarsi può comportare multe anche molto salate (fino a 100.000 €).
Controlli sempre più frequenti sul pagamento delle imposte
In Italia, soprattutto dopo l’avvento delle piattaforme turistiche online per gli affitti brevi (come Airbnb), ci sono poche regole nel settore della sharing economy legata alle locazioni turistiche infofurmanner.de/. Pertanto, l’ultima proposta di legge è la seguente: tutte le strutture ricettive affittate online dovranno avere un codice identificativo, in mancanza scatteranno le sanzioni economiche.
La lotta all’abusivismo nella gestione degli affitti turistici
Il nostro paese, secondo i dati ufficiali della Banca d’Italia, incassa circa 40 miliardi dal turismo straniero. Dunque, soltanto facendo riemergere il sommerso sarebbe possibile quasi raddoppiare queste cifre. L’unico modo per riuscirvi è la lotta all’abusivismo nella gestione degli affitti turistici: soltanto attraverso un codice identificativo (appositamente fornito dallo stato) i gestori o i proprietari potranno promuovere e vendere la loro struttura ricettiva (come una casa vacanze) sulle piattaforme online e quindi operare in piena legalità. Chi, viceversa, non avrà questo codice sarà considerato un abusivo e incorrerà nelle sanzioni.
La cedolare secca
I proprietari o i gestori di una struttura ricettiva extra-alberghiera che decidono di affidarsi ad Airbnb per la gestione degli affitti brevi possono pagare la cedolare secca del 21%. In particolare, l’Agenzia delle Entrate ha chiarito, nella circolare n. 26/E/2011, che la cedolare secca è ammessa in presenza di locazioni ad uso turistico o di locazioni di singole stanze dell’abitazione
Inoltre, la normativa vigente impone all’intermediario (ovvero al portale online come Airbnb o Booking) di prelevare e poi di girare direttamente all’Agenzia delle Entrate il 21% da ogni transazione. Ma purtroppo questo non è stato da tutti rispettato e la stessa Airbnb ha fatto ricorso al Tar.
I controlli sugli appartamenti Airbnb: il codice identificativo
Recentemente una delibera della Regione Lombardia ha previsto l’obbligo, per chi mette in affitto appartamenti su Airbnb (ma anche stanze, case vacanza e naturalmente pure su altri portali), di indicare sugli annunci un codice identificativo di riconoscimento (Cir). L’intento è quello di uniformarsi ad altri paesi, come ad esempio la Francia e la Gran Bretagna, dove questo tipo di codice è già in uso.
Con il Cir il proprietario della struttura comunica ufficialmente l’inizio dell’attività al Comune di competenza, adempiendo a tutti gli obblighi previsti. Oltre a questa comunicazione, va ricordata anche quella degli ospiti nel Portale Alloggiati Web della Polizia di Stato, importantissima e da fare entro le 48 ore dal loro arrivo.
Gestire un appartamento Airbnb occupa del tempo e se non vengono rispettate le normative vigenti si rischiano sanzioni salate. Per evitare multe e per risparmiare del tempo prezioso, si può scegliere di affidare la gestione della propria struttura ricettiva extra-alberghiera a MyBnb, start up specializzata nella consulenza legale e fiscale immobiliare e nella gestione degli affitti brevi a Napoli.
- Written by: Il team di MyBnb
- Posted on: Settembre 15, 2018
- Tags: Affitti brevi, appartamenti Airbnb, casa vacanze, cedolare secca, cir, codice identificativo, gestione affitti brevi, gestione affitti brevi napoli, mybnb